"L'Orrido di Bellano - La storia", di Filippo Vinciguerra.
01.08.2016 00:00L' Orrido e Il fascino della sua mitologia.
Si trova a 25 chilometri da Lecco, sulla sponda orientale del Lario.
La sua grande popolarità, acquistata nel corso dei secoli, è dovuta alla straordinarietà del luogo, attorno al quale sono stati creati miti e leggende. La storia dell'amore tra Orizia ed Euro fa rivivere al visitatore le emozioni che si provavano anticamente con le allegorie e le narrazioni fantastiche.
Le vicende dei due innamorati, costretti a nascondersi nella "cavata pietra" per sfuggire a Febo che si era invaghito della fanciulla, accendono la fantasia e incutono un sentimento di profonda tenerezza. Dei protagonisti - che si incontravano indistubati dopo che il sole era tramontato e si celavano il giorno nelle caverne per evitare di essere colpiti dai suoi raggi infuocati - si possono ascoltare i loro lamenti, così come si possono vedere le loro lascrime attraverso l'acqua che scorre impetuosa negli anfratti. E sono le lacrime dei due giovani che, stilla dopo stilla, formano e spiegano l'origine mitologica del fiume Pioverna e dell' Orrido.
I miti venivano creati per spiegare le cose che non si riusciva a capire. E come i miti, anche le leggende nascono e si sviluppano nella tradizione orale.
La torre
Da essa venivano segnalati le possibili incursioni nemiche, in modo da consentire agli abitanti del borgo di rifugiarsi dentro le mura del castello e di prepararsi alla difesa. Non per niente era collegata, attraverso un cunicolo, alla rete viaria sotterranea che congiungeva l'abitato alla sponda del lago e persino alle dimore delle famiglie più illustri. Da questo punto d'osservazione era quindi possibile controllare le vie d'accesso sia d'acqua che di terra. E tale funzione mantenne per diversi secoli.
Ma la struttura ebbe altri usi e funzioni a seconda del notabile proprietario.
"Presso le rive di questo fiume - scrive il letterato locale Sigismondo Boldoni agli inizi del secolo XVII - posseggo i giardini, e in mezzo a questi un tempietto quadrato, ove passo i miei giorni nel riposo e nello studio. Aperto da ogni parte, da un lato vede sotto i suoi piedi, come da un balcone sporgente, il fiume che scorre accanto, e se volessi potrei fare buona pesca; dall'altro lato presenta le spumeggianti acque del fiume che precipita e le orride spelonche; da un altro lato ancora una piscina e le serre. Un ruscelletto infatti, dalle acque splendenti, derivato dal fiume, irriga i giardini e forma una piscina che - con le sue acque, i pesci e le ombre - rende delizioso il terzo lato dell'edicola".
L'edicola cui fa riferimento il Bellanese non è altro che la torre agli inizi del '600.
La singolare costruzione venne destinata anche a scopi meno etico-culturali perché la sua collocazione, lontana da occhi indiscreti, agevolò l'intendimento dei proprietari del tempo di farvi al suo interno dei "giochi d'amore" per i quali la gente del luogo la bollò col nome di "casino di delizie".
Sulla facciata della torre furono successivamente dipinte delle bizzarre figure mitologiche allo scopo di allontanare chiunque avesse avuto voglia di curiosare. In funzione di quelle pitture demoniache e anche per quel che si pensava avvenisse al suo interno la gente del luogo assegnò al "casino di delizie" il nuovo nome di "Ca' del Diavol".
In epoca industriale, la torre venne sfruttata come cabina per il controllo delle acque.
L'ultimo servigio, questa insolita ma splendida costruzione, lo rese in tempo di guerra: ospitò degli sfollati e servì da rifugio ai partigiani.
La gola e l' acqua.
L'impatto coi " mostri "di pietra è sconvolgente. Le volte rocciose, a foggia di soffitti incurvati ma privi di sostegno, sembra che da un momento all'altro precipitino. Non si può evitare, stando in quella bolgia, un momentaneo senso di sbigottimento. La luce vi penetra appena e quei "fantasmi", alti e difformi, appaiono ancor più maestosi.